lunedì 10 novembre 2008

Lettera a Luna

Cara Luna,
ti scrivo per la prima volta, ma anche l’ultima; che lo so, lo so, lo so che appena ti avrò spedito la lettera già me ne sarò pentita amaramente.
Mi chiedi come sto.
Sto sbagliando tutto.
Ma proprio Tutto, su Tutta la Linea. Maiuscola anche quella; che poi sarebbe Ella, l’innominata, ovvero la mia vita, la grama esistenza.

L’unica cosa che distinguo con decisione è uno strappo, anzi una lacerazione.
Non te lo posso neanche raccontare con la voce, perché le parole mi sembrano sbiadite in confronto al dolore di cui dovrebbero farsi carico per spiegare.
Te lo scrivo, così poi non ci penso più, così poi me ne pento ma ormai già te l’ho detto e niente si potrà portare via ciò che ti confido, neanche il giorno, neanche il vento.
Io non sento mai freddo.
Non fa mai più freddo che nel mio cuore.
Ma bando alle vaghezze sdolcinate ed effimere, qua solo i fatti contano e la concretezza; sono arrivata ad un punto ben preciso.
Sull’orlo del precipizio.
Mi divertirebbe farmi un bel volo, ma per ora passo.
Lo so cosa pensi, che se avessi un decimo del tempo che ho per trastullarmi in sì tristi pensieri non mi baloccherei su tragici scenari.
Né tantomeno troverei un brivido più in un tramonto che in un’aurora.
Ma tant’è. Questa ora sono ed è terribile, e sono ingrata.
Ma questa ora sono.
Non c’è un Regno, tantomeno un Re.

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