lunedì 29 luglio 2013

Il Vero Mondo

Insonne di nuovo.
Ancora.
Eppure sono stanca.
Eppure vorrei dormire.
O svegliarmi.
Sempre più spesso, quando non riesco a dormire, penso che magari capita così perché in realtà non è questo il vero mondo.
E io lo sento, che non è questo.
Siamo dentro, immersi, in apnea, in questa realtà fittizia, fatta di giorno e notte e soli, lune, giornate, albe e tramonti, stagioni, il tempo che scorre fra le lancette di un orologio, essere figli, madri, padri, sorelle, andare a lavoro la mattina presto, svegliarsi arrabbiati, felici, ansiosi, inciampare all'ultimo gradino, ridere, cantare, dipingere, ballare, andare a pranzo con gli amici, la sera col ragazzo, riposare abbracciati come se nulla di male potesse mai accaderci, correre, giocare, leggere, sentire freddo, ammalarsi, morire, uccidere, respirare, guardare il panorama di un posto mai visto prima, scrivere una poesia, sedersi e riflettere, piangere, pettinarsi i capelli, mangiare un gelato, bere un bicchiere d'acqua, essere tristi e non sapere perché.
Io lo sento, a cavallo fra l insonnia e il desiderio di scivolare nel sonno, lo sento che il mondo vero non è questo.
Fra i tanti sogni che faccio, ci sono luoghi ricorrenti, sensazioni ricorrenti, una dimensione nascosta a questa, dove noi ora ci troviamo, durante la veglia, o così crediamo.
Magari questo non è il mondo dove siamo svegli, ma dove dormiamo.
E non lo sappiamo.
Come nel bel mezzo di un sogno, questa realtà così oscena, terribile, strana, ci sembra così normale.
Tutto ci sembra normale, è ciò che ci aspettiamo che accada.
Ma ci sono dei punti, quando ci si sta per svegliare, che il sonno si mischia alla veglia e allora tutto quel magico equilibrio che avevamo creato nel mondo onirico, si svela per quello che è, una messa in scena, la finzione.
Ci sono come delle crepe, in quella che siamo soliti chiamare realtà, e se le guardi attentamente ti accorgi che c'è qualcosa che non torna.
Dalle fessure di queste crepe fasci di luce del vero mondo si mischiano all'ombra in cui siamo immersi.
Nel buio tratteniamo il respiro. E non lo sappiamo. A volte queste squarci di luce nell'oscurità sono rappresentati da una persona che ci indica la strada per risalire in superficie.
Una persona che è il nostro sogno, la nostra premonizione, il nostro segno.
E quando percepisco che questa dove credo di vivere sia la finzione, quello è il momento dove risalgo in superficie per prendere ossigeno.
Questa
è la Realtà
Distorta.
Sento chiara la percezione che questo stato che chiamiamo veglia sia il nostro vero sonno.
Vorrei riuscire a capire, ma sento anche che questo mondo altro, il vero mondo, è per me insondabile, solo percepibile, a volte, quando sono più lucida.
Vorrei ritornare laddove abbiamo la nostra origine, il nostro punto, il nostro inizio.
Come desidero entrare nel mondo vero, che intuisco a volte, ma che spesso dimentico.
Togliere la maschera, e fare un salto nel vuoto.
E' così difficile.
Respira, mi ripeto.
Respira.
Guarda il cielo.
Respira, mi ripeto.
Respira.
Buio.

giovedì 11 luglio 2013

The Cut

E sento dentro come un'esplosione.
Mi frantumo in mille pezzi, ed è strano, perché da fuori sembra che nulla sia accaduto.
Sono immobile sul letto, e ti ascolto mentre penso che il tempo scivoli via.
E te ne vai.
La delusione più grande, un dolore sotteraneo che dal cuore striscia come un serpente velenoso, e mi irradia di un buio immenso, come quello di una stella che muore.
E si sgretolano miliardi di mondi dentro un mondo, il mio, l'unico che contemplavo possibile, l'unico dove trovare la felicità.
E adesso non c'è niente. Niente da dire, o da fare. 
Niente da pensare.
Scivolo via.
Lentamente.
Sento un lunga fitta di dolore che mi attraversa l'anima.
Il dolore che sento lo prendo e lo chiudo dentro una scatola.
Fa male,  fa piangere, urlare.
Mi fa morire. 
Dentro, un pezzo alla volta.
Mi distrugge.
Ora.
Ti voglio lasciare. 
Ti perdo.
Ho bisogno di vagare 
da sola ora.
Nel silenzio di una notte che sembra non finire mai.
Non c'è respiro, nè tempo, chiusa in una scatola.
E allora ti lascio lì, nella scatola, dove puoi vivere per sempre.
Rimango qui, nascosta nell'ombra, buttando sopra la terra, scavando sempre più in profondità.
Qui, nell'ombra, ascolto la mia paura.
Nascondendomi fra i miei mostri, vivo nei miei incubi.
E scavo sempre più in profondità.
E' un lavoro faticoso, duro, costante.
Più profondamente ti custodisco, più infinitamente sei protetto.
E più è difficile farti risalire.

sabato 20 aprile 2013

Anestesia

L'arte è il più forte anestetico.
L'unico.
Ripeto il mantra, dentro me.
Forse resisto anche stavolta. Ce la faccio.
Il tempo che passa, le lancette che tagliano la gola.
Mi sento morire, anzi, mi sento morta.
Sempre più spesso immagino, fantastico di non essere più. niente.
A volte penso di non farcela.
A volte non voglio farcela.
Non vale la pena, il senso dov'è.
Quando anche la contemplazione dell'arte ti lascia un vuoto che non si colma, ma che ti fa percepire ancora più vivido il nulla,
il niente
che alberga
dentro te.

giovedì 21 marzo 2013

La fine del Mondo


Niente è come te e niente lo sarà mai.
La cosa più preziosa al mondo.
Q ui, fra le mie mani.
E' notte, e sento che può essere più buio di così.
E sento di nuovo incessante il battito frenetico del mio cuore.
Sono viva.
Ancora.
Ora.
Ma di nuovo percepisco un lungo, lento, scivolare nell'ombra, come se non ne fossi mai uscita.
Tu non lo sai ma adesso sono appesa ad un filo, sottil e.
Tu non lo sai che mi hai salvata, e quante volte lo hai fatto.
Quante altre volte lo farai.
Ma se non si vuole essere salvati, non c'è niente che possa apparire come un luogo sicuro.
Un mondo infernale, chiuso dentro una scatola, dietro una porta senza serratura.
Cosi mi sento, dentro.
Aspetto di sentire non un battito, non un respiro, ma il silenzio del tempo.