lunedì 26 gennaio 2015

Quel che rimane.

Notte.
Dormo accanto a te, e forse non so ancora chi sei.
Ma.
Sento che ci sei, e mi sento, sento di esserci. Per una volta.
Non credo in niente, ma mi piace quello che provo vicino a te.
E forse, non dovrei. Non dovrei pensarci, e dormire.
Dormire, sognare, forse morire. Tutto al contrario, come sempre.
Ma questa volta no. E penso beh, mi avvicino, vediamo che effetto mi fa, anche se sono stanca e scivolo nel sonno.
E' sogno, o realtà?
Sento il tuo respiro, come una carezza.
Mi piace toccarti, anche se ti sfioro e tu mi abbracci, un momento che finisce lì, ma che posso ricordare ancora adesso.
Sempre.
Io,
io che provo qualcosa.
Io
Vuota come il buio.
Come il tempo.
Io, dentro.

giovedì 22 gennaio 2015

Un Segno nel Buio


La prima volta che lo vide, ciò che subito notò fu lo sguardo.
Lui era bello, un volto disegnato, una fisicità armonica e perfetta,
 ma
 la prima cosa che le arrivò dritta al cuore fu lo sguardo.
Occhi profondissimi, lo sguardo del buio.
Le parve di affacciarsi su di un burrone la prima volta che ci parlò.
Da anni ormai era immersa in un oceano nero,silenzioso, grande come una stella che esplode.
E lei si era lasciata cadere giù, nel profondo.
Ma all'improvviso, dal nulla, uno sguardo più profondo del nero in cui stava scivolando.
Che la salva,
che le indica la strada,
dove andare.
Per ritornare in superficie, come una stella che ti indica la strada per risalire, l'unica nel suo cielo, ormai nero e muto.
Era uno sguardo che raccontava mille storie, celate dietro un fuoco inquieto.
Aveva delle ferite, profonde, di quelle che non rimarginano mai.
E lei le riconobbe, simili alle sue.
Non ti conosco, ma sei qui.
Non ti conosco, ma ci sei.
E nello spazio di poche parole che si scambiarono riguardo un argomento del tutto trascurabile, a lei parve di vivere una vita intera, e allo stesso tempo vide scorrere mille esistenze diverse in cui non si sarebbero mai incontrati, mentre il caso aveva voluto scegliere per lei quel giorno, quel posto, quell'ora.
Una vita intera, in un minuto, lei passò accanto a quello sconosciuto.

lunedì 29 luglio 2013

Il Vero Mondo

Insonne di nuovo.
Ancora.
Eppure sono stanca.
Eppure vorrei dormire.
O svegliarmi.
Sempre più spesso, quando non riesco a dormire, penso che magari capita così perché in realtà non è questo il vero mondo.
E io lo sento, che non è questo.
Siamo dentro, immersi, in apnea, in questa realtà fittizia, fatta di giorno e notte e soli, lune, giornate, albe e tramonti, stagioni, il tempo che scorre fra le lancette di un orologio, essere figli, madri, padri, sorelle, andare a lavoro la mattina presto, svegliarsi arrabbiati, felici, ansiosi, inciampare all'ultimo gradino, ridere, cantare, dipingere, ballare, andare a pranzo con gli amici, la sera col ragazzo, riposare abbracciati come se nulla di male potesse mai accaderci, correre, giocare, leggere, sentire freddo, ammalarsi, morire, uccidere, respirare, guardare il panorama di un posto mai visto prima, scrivere una poesia, sedersi e riflettere, piangere, pettinarsi i capelli, mangiare un gelato, bere un bicchiere d'acqua, essere tristi e non sapere perché.
Io lo sento, a cavallo fra l insonnia e il desiderio di scivolare nel sonno, lo sento che il mondo vero non è questo.
Fra i tanti sogni che faccio, ci sono luoghi ricorrenti, sensazioni ricorrenti, una dimensione nascosta a questa, dove noi ora ci troviamo, durante la veglia, o così crediamo.
Magari questo non è il mondo dove siamo svegli, ma dove dormiamo.
E non lo sappiamo.
Come nel bel mezzo di un sogno, questa realtà così oscena, terribile, strana, ci sembra così normale.
Tutto ci sembra normale, è ciò che ci aspettiamo che accada.
Ma ci sono dei punti, quando ci si sta per svegliare, che il sonno si mischia alla veglia e allora tutto quel magico equilibrio che avevamo creato nel mondo onirico, si svela per quello che è, una messa in scena, la finzione.
Ci sono come delle crepe, in quella che siamo soliti chiamare realtà, e se le guardi attentamente ti accorgi che c'è qualcosa che non torna.
Dalle fessure di queste crepe fasci di luce del vero mondo si mischiano all'ombra in cui siamo immersi.
Nel buio tratteniamo il respiro. E non lo sappiamo. A volte queste squarci di luce nell'oscurità sono rappresentati da una persona che ci indica la strada per risalire in superficie.
Una persona che è il nostro sogno, la nostra premonizione, il nostro segno.
E quando percepisco che questa dove credo di vivere sia la finzione, quello è il momento dove risalgo in superficie per prendere ossigeno.
Questa
è la Realtà
Distorta.
Sento chiara la percezione che questo stato che chiamiamo veglia sia il nostro vero sonno.
Vorrei riuscire a capire, ma sento anche che questo mondo altro, il vero mondo, è per me insondabile, solo percepibile, a volte, quando sono più lucida.
Vorrei ritornare laddove abbiamo la nostra origine, il nostro punto, il nostro inizio.
Come desidero entrare nel mondo vero, che intuisco a volte, ma che spesso dimentico.
Togliere la maschera, e fare un salto nel vuoto.
E' così difficile.
Respira, mi ripeto.
Respira.
Guarda il cielo.
Respira, mi ripeto.
Respira.
Buio.

giovedì 11 luglio 2013

The Cut

E sento dentro come un'esplosione.
Mi frantumo in mille pezzi, ed è strano, perché da fuori sembra che nulla sia accaduto.
Sono immobile sul letto, e ti ascolto mentre penso che il tempo scivoli via.
E te ne vai.
La delusione più grande, un dolore sotteraneo che dal cuore striscia come un serpente velenoso, e mi irradia di un buio immenso, come quello di una stella che muore.
E si sgretolano miliardi di mondi dentro un mondo, il mio, l'unico che contemplavo possibile, l'unico dove trovare la felicità.
E adesso non c'è niente. Niente da dire, o da fare. 
Niente da pensare.
Scivolo via.
Lentamente.
Sento un lunga fitta di dolore che mi attraversa l'anima.
Il dolore che sento lo prendo e lo chiudo dentro una scatola.
Fa male,  fa piangere, urlare.
Mi fa morire. 
Dentro, un pezzo alla volta.
Mi distrugge.
Ora.
Ti voglio lasciare. 
Ti perdo.
Ho bisogno di vagare 
da sola ora.
Nel silenzio di una notte che sembra non finire mai.
Non c'è respiro, nè tempo, chiusa in una scatola.
E allora ti lascio lì, nella scatola, dove puoi vivere per sempre.
Rimango qui, nascosta nell'ombra, buttando sopra la terra, scavando sempre più in profondità.
Qui, nell'ombra, ascolto la mia paura.
Nascondendomi fra i miei mostri, vivo nei miei incubi.
E scavo sempre più in profondità.
E' un lavoro faticoso, duro, costante.
Più profondamente ti custodisco, più infinitamente sei protetto.
E più è difficile farti risalire.

sabato 20 aprile 2013

Anestesia

L'arte è il più forte anestetico.
L'unico.
Ripeto il mantra, dentro me.
Forse resisto anche stavolta. Ce la faccio.
Il tempo che passa, le lancette che tagliano la gola.
Mi sento morire, anzi, mi sento morta.
Sempre più spesso immagino, fantastico di non essere più. niente.
A volte penso di non farcela.
A volte non voglio farcela.
Non vale la pena, il senso dov'è.
Quando anche la contemplazione dell'arte ti lascia un vuoto che non si colma, ma che ti fa percepire ancora più vivido il nulla,
il niente
che alberga
dentro te.

giovedì 21 marzo 2013

La fine del Mondo


Niente è come te e niente lo sarà mai.
La cosa più preziosa al mondo.
Q ui, fra le mie mani.
E' notte, e sento che può essere più buio di così.
E sento di nuovo incessante il battito frenetico del mio cuore.
Sono viva.
Ancora.
Ora.
Ma di nuovo percepisco un lungo, lento, scivolare nell'ombra, come se non ne fossi mai uscita.
Tu non lo sai ma adesso sono appesa ad un filo, sottil e.
Tu non lo sai che mi hai salvata, e quante volte lo hai fatto.
Quante altre volte lo farai.
Ma se non si vuole essere salvati, non c'è niente che possa apparire come un luogo sicuro.
Un mondo infernale, chiuso dentro una scatola, dietro una porta senza serratura.
Cosi mi sento, dentro.
Aspetto di sentire non un battito, non un respiro, ma il silenzio del tempo.

sabato 28 luglio 2012

il mare

Mi tengo questa maglietta, che profuma di te.
Questo mi rimane?
No
Sento
le tue carezze sulla pelle
sento
i baci nella notte
sento
le onde del mare
sento
il cielo stellato
sento
il tuo calore
e
sento
la
tua
assenza.


sabato 21 marzo 2009

Occhiblù

Metà agosto, mezza notte e un caldo da mischiare i pensieri fra loro, confusi ed indistinti.
Lei apre gli occhi, buio di luna, e si volta verso di lui, che ha il respiro profondo del sonno.
Si alza dal letto infastidita di essere desta, nel mondo, ancora, e avvolta dal leggerissimo lenzuolo che profuma di sapone, si trascina fino al balcone e ferma le tende grigie alla parete, in modo da permettere al blu della notte di colorare le pareti della stanza.
Vorrebbe tornare a riposare, ma lo sa che ormai è inutile, i sogni son volati via.
Si siede, davanti lo specchio e cerca di abituarsi all'oscurità; pian piano riconosce gli oggetti nella stanza, riflessi nello specchio, come lei.
Si allunga per arrivare all'interruttore, e la luce per un attimo le aggredisce la vista, eppure la lampada rischiara con una luce tanto tenue da far quasi ombra.
Stringe un lembo del lenzuolo in cui è aggrovigliata e preme il pugno sul cuore.
Guarda lo specchio ma ancora non si guarda, attraverso.
Vede lo scrittoio, alle sue spalle, dove da settimane mucchi di fogli sono rimasti addormentati lì, forse da dicembre. E vede il primo cassetto al centro, dove custodisce le sue paure, o i suoi racconti, mai finiti.
Vede scaffali pieni di libri mai letti, polverosi, che non appartengono a nessuno.
Vede l'angolo di una cornice, che lei sa essere del suo quadro appeso, una luna tonda fredda sulla tela, nel cielo, allo specchio.
E poi dalla linea tonda della luna dipinta scivola lo sguardo sulla sua spalla nuda, e risale sul collo, attenta passa tra i capelli biondi, accarezza le guance, e arriva agli occhi, e si ferisce. Da piccola la chiamavano occhiblù, ma ora sono grigioblù, mischiati col freddo dell'anima.
E niente la lega più al suo passato.
Legge nella sua immagine riflessa un dolore profondo, senza nome.
E tardi, e la luna, doppia nello specchio, le ricorda il loro tacito accordo antico.
Ma lei non è riuscita a mantenere la promessa di esistere; ancora sopravvive, ancora insegue il mondo che è sempre un passo oltre, e non intende aspettarla. Chissà forse domani.
Spegne la luce e si alza per ritornare al suo letto, dove lui riposa; fa attenzione a non svegliarlo; ma lui con la voce immersa nel sonno le chiede "che c'è?".
E lei non risponde, vuole che dorma. Lui la prende fra le sue braccia e ritorna a sognare.
Una lacrima scivola, giù, nel cuore.
Chissà, forse domani.

sabato 24 gennaio 2009

La Dimensione Nascosta

Oggi mi sono svegliata presto e mi sono vestita in fretta.
Scendo le scale e il soggiorno è ancora immerso nell'ombra. Sento un tintinnio..il campanellino della mia Salomé, dolce gattina mansueta, corre su per le scale: scommetto che la solinga felina si accocolerà nel letto ancora in disordine.
Mi avvicino alla finestra e la strada sembra fredda, deserta, sconosciuta. Mi sembra di vedere qualcosa fuori che si muove nell'oscurità, ma scaccio via il pensiero, è solo un'ombra.
L'alba autunnale tarda ad arrivare, eppure giunge ogni giorno..ma quando se ne va sembra non debba più tornare.
Rimango incantata a guardare dalla finestra, ma ciò che prima sembrava un quadro perfetto ora è solo una miscellanea di colori che non riconosco.
E penso a quella stella nera nel cielo, unico cromatismo familiare, quella stella che si eclissa e si nasconde da me quando si sente vulnerabile.
Le cicatrici sanguinano e niente cicatrizza, niente.
Era tutta un'illusione e l'estate è rimasta lì a marcire nel cuore.
E spunta la luce, crudele e fredda, senza preavviso alcuno, anche se l'aspettavo da tanto.
Provo ad iniziare una nuova giornata.
Mi avvolgo nel mio trench nero ed apro la porta di casa, per un nuovo pallido inizio.
E nel lasso di tempo che separa il dentro dal fuori, la casa dal mondo, me da te, mentre chiudo la porta vedo i miei pensieri..
E all’improvviso mi rendo conto che ho perso una, o forse due dimensioni.
Una è la profondità, ovvero il cuore.
L’altra è la quarta dimensione, quella nascosta, forse l’anima.
Il tempo mi mangia viva.
E lo spazio è una linea piatta ed incolore.
Non c’è la profondità, e infatti non riesco a guardarmi indietro, perché se lo faccio perdo il respiro e la vita si cristallizza in un acuto dolore.
Sto vivendo un attimo che ha parvenza d’eterno..ed è un momento terribile, un intervallo là dove la lancetta di un secondo scatta impietosa graffiando l’anima.
La notte mi nasconde e si porta vià tutto ciò che c'è di peggio.
Quanto male ho fatto, e non c’è rimedio.
Non è vero che non si è se stessi quando si sbaglia, che si ha la testa altrove.
Non è vero.
Io sono io. Anche adesso che sono un mostro.
Per sopravvivere a me stessa lascio nel buio tutto il peggio di me, che ogni volta mi appare più minaccioso e privo d’identità.
I miei peggiori incubi non hanno un volto.
E mi sento d’essere un disegno fatto con disattenzione, che sembra avere una profondità che in realtà non ha.
E un mistero che è stato cancellato via.

giovedì 20 novembre 2008

Il Diavolo che ritrovò l'anima




La notte giunge sempre troppo presto. O tardi, dipende.
Chiudo a chiave la porta della mia stanza, così fredda, e mi raggomitolo fra le coperte del mio letto.
E sogno.
Oddio almeno credo, perchè ad un certo punto vedo un'ombra nera e minacciosa con due corna grosse così e un codone biforcuto.
E' un sogno è un sogno. Oppure mi drogo senza saperlo.
Dal letto non riesco a vederlo bene, è un pò lontano, accanto la finestra, sembra appena entrato. L'ombra si muove per la stanza e alla luce della luna diventa rossa come una fiamma incandescente.
- Però che colori vividi e che aspetto realistico! - mi dico rigirandomi fra le coperte pronta a lasciar perdere il momento d’allucinazione onirica.
"Ma che tipa che sei, che fai parli pure da sola adesso? t'avevo lasciata messa male ma mo stai peggio..ahhahahhah!"
Un salto del cuore e sobbalzo nel letto! Cazzo che paura!
- Ma dico?!?! ma chi sei?? -
"Sempre io, non ti spaventare, oppure spaventati basta che la fai breve."
Guardo l'orologio che lampeggia in blu elettrico due e diciotto.
- Ma ti pare l'ora? e poi scusa non sarebbe stato d'uopo farmi visita alle 06:06:06? -
" Fai la spiritosa? Ma vedi dopo c'ho un appuntamento." dice avvicinandosi.
- ?!?!?! -
" Ebbè? ringrazia che sono passato scusa! più tardi m'aspettano pè na bella birrozza!!haa!"
- Ah grazie tante dell'incastro che mi hai riservato! comunque te lo potevi pure risparmiare.-
" E perchè?" mi dice sedendosi sulla poltrona nera, proprio davanti a me.
- Messa così...che lo fai per pietà? o sei diventato un assistente sociale? Hahahha! già ti vedo che ti versano i contributi! - gli rispondo sedendomi sul bracciolo un pò scomodo, ma vabbé.
" mbah, sai, a dirla tutta non sono venuto per te."
- Ah bene! Sai com'è un pò mi solleva sentirmi dire sta frase da un essere planato nella mia stanza direttamente dagli inferi! -
" hahah già.” sospira guardando la pila di libri sul mio comodino “No vedi in realtà sono venuto per me. Non mi sento per niente bene."
- Guarda se devi rimettere ti prego alzati da quì!!" esclamo scherzando ma non troppo!
" Aaah, ma non parlo del corpo, cristo!" mi ammonisce, prendendo un libro dalla cima traballante del mobile, mimando il gesto di tirarmi il volume in testa.
- Bada che a quel libro ci tengo! - gli dico ridendo.
" Amleto! Cazzo!”
- L’hai letto? –
“Ah guarda, Amleto aveva capito tutto..!!”
- Hahah oddio leggi Shakespeare! Sta cosa me fa morì..ahah, magari seduto davanti al camino..!!-
“ Tzè figurati, io c’ho proprio parlato, con Amleto!”
- Che cosa?? Ma davvero? WOW! E che tipo è? Cioè tutta quella storia del dormire/sognare/morire..la pensa davvero o l’ha detta solo per darsi un tono? –
“ mbeh c’è morto pè quello, fai un pò te!”
- Vabbé lascia stare vedo che oggi non sei molto in vena di chiacchiere..che dicevi allora? Cosa ti da il tormento..? -
“ Beh, dicevo," mi risponde poggiando il libro "sì sto maluccio..ma non parlo del corpo..” mi dice con gli occhi bassi.
- Ah già giusto. – rispondo pronta.
“ Parlo dell’anima.”
- ?!?! –
“ ? ”
- E beh ma di chi?!? –
“ La mia. ”
- ! –
“ Amica mia, hai intenzione di esprimerti anche articolando parole?”
- Ah sì…la tua anima. O beh interessante sta cosa, chissà perché avevo dato per scontato che o non ce l’avevi o che se ce l’avevi di certo dovevi aver trovato il modo per far sì che non ti creasse problemi. -
“ Invece mi danna l'esistenza. Sono rosso, fatto da fiamme e fuoco, ma dentro ho il freddo dipinto di nero.”
- Beh ma perché, ti fa male? –
“ Perché non c’è, ma la sento.”
- Cioè la mancanza ti fa male? O il desiderarla? –
“ Tutt’è due. E aggiungici che non mi ero mai sentito così prima.”
- E ci credo! Ma perché ora come ti senti? –
Lui si alza e fa qualche passo per la stanza..è imponente, si aggira come una belva in gabbia. Poi mi guarda e si siede sul letto. Io lo seguo e mi siedo accanto.
“ Beh prima dentro c’era come uno spazio vuoto, giusto? ”
- e beh sì se lo dici tu. –
“ Sì. E poi ho incominciato a sentire qualcosa che mi rimordeva tutto qua dentro. ”
- E non era fame?-
“ Ah vuoi farmi bestemmiare!! ” dice e gli si infiamma la coda biforcuta!
- hahahah non sia mai! Scusi vostro onore, riformulo la domanda: e non era senso di colpa? - rispondo, notando che mi ha sbruciacchiato l'angolo della coperta!
“ No no. E per cosa poi? Scusa eh! ” sentenzia accendendosi una sigaretta.
- Giusto, lo immaginavo. E perciò hai cominciato ad avere questa sensazione, dicevi.. –
“ Sì sì, il vuoto era vuoto, ma faceva male! ”
- E poi? -
“ Non so mi pare che si stia riempiendo. ”
- Ti pare o si sta riempiendo? –
“ Forse lo desidero io. ”
- Beh questo è un problema. – asserisco a braccia conserte, pensandoci un po’.
“ Che devo fare? ”
- e lo chiedi a me?
“ beh, tu ce l’hai no, l’anima? ”
- All’incirca, sì..ma..mica vorrai la mia o roba del genere?? -
“ Ma no ma no. Voglio sapere come fare per sistemare la faccenda. ”
- Cioè, fammi capire, ma tu la vuoi sì o no? – chiedo con decisione.
“ Non lo so..direi..sì la desidero, ma ho terrore di non saperla controllare.”
- Eh, vedi… – gli dico guardandolo dritto negli occhi fiammeggianti …come soffre..penso.
“Dimmi” mi risponde, spegnendo la cicca sul comodino, ggrrrrgr.
- Beh penso che, non so come, ma quest’anima, che hai sempre avuto dentro secondo me, ti sta facendo male perché è come se nascesse adesso, è come se tu la conoscessi ora e la guardassi per la prima volta.”
“ Quindi sono fottuto! ” esclama affondando gli artigli fra le coperte.
- Ehm..se volevi chiedermi se tutto è perduto ti dico di no. -
" E perché me lo dici sorridendo? "
- Se ti perdi, anche solo per un attimo, quando ti ritroverai la prima cosa che afferrerai sarà la tua parte più antica.
Vedi la luna là fuori? Noi ne vediamo sempre lo stesso volto, ma è sul suo lato nascosto che vanno a finire tutte le cose perdute. Non spariscono, finiscono lì, e anche se non le vedi nel profondo sai che sono custodite dalla sua ombra.
L'anima l'hai lasciata lì, o forse l'hai dimenticata.
Ma anche se è nera non devi aver paura, perché è sempre stata parte di te. -
" Non so perché ma mi sento meglio! " mi risponde con un sorriso.
- Non te lo dimenticare. -
“ Puoi scommetterci. A proposito, staranno imprecando contro tutti i santi del paradiso chiedendosi dove sono finito! ” esclama avvicinandosi alla finestra.
Guarda la luna, poi guarda me e con il suo sorriso disegnato con l’inchiostro s’immerge nel blu.
La stanza è tiepida, lascio la finestra aperta, come sempre, come ogni notte.
E mi avvolgo nella coperta con l'angolo sbruciacchiato.

La sirena e la tempesta


Le onde arrabbiate mischiano gli abissi del mare, ma a me non importa, stringo un anello forgiato d’amore e promessa, piccolo cerchio di luce che mi riscalda.
Abito il profondo gelo degli abissi; l’acqua ha dipinto i miei occhi ed il sole intrecciato i miei capelli, il rosso del corallo si riflette sulle labbra.
Gli uomini mi chiamano sirena e raccontano di me come fossi una fiaba, le giovani ragazze sognano una storia come la mia, ignorandone la rinuncia che l’ha costruita.
Le grandi nuvole viaggiano veloci, messaggere di un segreto che non conoscerò mai ma che porto d
entro.
Passerà questa tempesta? La pioggia s'immerge nell'acqua nera, gli occhi sfuggenti celano l’anima, le mani proteggono il cuore.
Infinite volte mi sono persa, ma io non rimango in nessun posto, non sono in nessun posto. E non conosco nessuno.
E’ un mondo altro dal tuo ma ne è anche il fratello, forte come la natura, volubile come la luna e fragile come un sogno all’alba, basta un respiro per svegliarsi.
Hai condiviso con me un’alleanza infinita come la luce che promette un nuovo giorno e profonda come il buio che trascina l’ultima notte.
Hai compiuto un viaggio che ti ha tatuato sulla pelle il suo significato. Tu vieni da una terra che non conosco ma che ha lo stesso colore della mia sabbia e mi hai fatto conoscere abissi che neanche i sogni mi avevano mai raccontato.
Ma quanto ti ha fatto male la tua vita, e la tua terra.
Come mi taglia la pelle, il tuo dolore.
Sento che soffri e non respiro.
Com’è strano avere una vita ed esserne animata da un'altra.
In attesa che il mondo mi sveli come arrivare alla fine della notte, parlo con la luna ed il suo silenzio non fa paura, accarezzo con i pensieri il confine oscuro, indecifrabile, in cui ci siamo incontrati.
Ma tu decidi di oltrepassare l'orizzonte, dove l'anima tramonta.
E alla luce della notte i miei desideri diventano la schiuma di un'onda, io rimango l’eco di una storia antica.
Mai conosciuto, eppure sei per sempre lì, nel cuore.

Attraverso lo specchio



Guardo giù dalla scogliera.
Il mare mi racconta di un mondo attraverso lo specchio, dove la luna non tramonta mai.
E le ore non tagliano l’anima.
“Non dovresti neanche immaginare quello a cui ora pensi.”
-Già. Ma lo desidero.
“Ma perché di nuovo ti perdo così ?”
-Non lo so. Non ho niente. Non sento nulla. Che dici, si può essere morti e non saperlo?
“Ennò!”
-Ti vedo sicuro di questa cosa, sarà come dici tu. Ma sei sicuro? Guardami, non ti sembro un po’ pallida?
“Solo nel cuore.”
-Il cuore..che rabbia..la Notte ha rubato il mio cuore e l’anima l’ho mischiata col vento.
“Sai, la rabbia è un uncino che affonda in una ferita che non intende rimarginarsi.”
-E’ vero. Non ora. Non ancora.
Il tramonto dipinge le onde. Un attimo. Ed è notte.
“Beh ma la Notte ritorna, potresti chiederle se te lo può ridare indietro. Dico, il cuore.”
-Sai che c’è? Non saprei che farmene.
“mbah, magari ci potresti campare.”
-Ti faccio arrabbiare coi miei discorsi vero?
“Io mi arrabbio solo coi terremoti e quando perdo a scacchi, ricordalo."
-Già. Sai ieri ho fatto un bel sogno. Ma era un sogno.
“Non sei stanca di respirare nel buio e disegnare un mondo che non esiste?”
-Il mio universo è l’unica realtà che mi fa sopravvivere.
“E vivere nel mondo attraverso la tua vita? Non t'interessa?”
-E perché? Lo vedi il mare sotto di te e di me? Non si cura di noi, ed è meraviglioso, immortale.
"Ma il mondo è crudele, e proprio questo lo rende interessante da fronteggiare!”
-Io lo so com’è il mondo. Una volta l’ho visto disegnato in un libro ; è una bestia dalle nove bocche di drago!
“Questo è ciò che tu ora vedi. Ma il mondo è una storia nella storia. Che dovresti conoscere, un giorno.”
-No, sono curiosa di sapere cosa c’è dietro lo specchio! L’acqua è fredda?
“Non c’è una domanda più sciocca.”
-Ah, lascia stare.
La notte è buia.
L'aria scivola sulla pelle come velluto.
L’acqua è fredda.

lunedì 10 novembre 2008

Il Caffé



Le sette e trenta di un giorno qualunque e lei stava sbattuta in mezzo alla strada per andare a lezione..il vento giocava con i suoi lunghi capelli blonduli; e gli occhi grigioblù grandi come la paura della vita dura, quella vera, tradivano profondo sconforto.
Per lei era un periodo particolare, rifiutava il mondo come se fosse una malattia e l'unico modo per sopravvivere era non guardare mai nessuno in faccia. Mai negli occhi.
Lo sguardo basso, come a disegnare una lacrima.
Avvolta nel trench nero, si alzò il bavero come per schernirsi dal mondo, e con andatura da gatta silenziosa entrò nel bar per un caffé.
Macchiato, grazie.
Un cucchiano di zucchero..che giornataccia..un altro cucchiaino…vediamo un po’ quello che devo fare…un altro cucchiaino…oddio ma ce l’ho il portafogli?...un altro cucchiaino...e il libro?...
Il ragazzo che le stava accanto, mostrando un cipiglio attento e sicuro, la osservava spavaldo e divertito dall’eccesso di zucchero che s’immergeva nel caffé.
Le disse “ma lo sa, signorina, che il suo più che un caffé ha l’aria di essere una soluzione chimica?”
Lei si girò stupita ed imbarazzata, ma subito, per difendersi, scivolò lo sguardo sulle mani del ragazzo, che tenevano un giornale.
E rispose brusca “sìsì, sa, faccio esperimenti” ritornando a mescolare il suo intruglio e pensando che sarebbe finita lì.
Ma lui continuava ad osservarla, sembrava leggere una storia.
Quando lei si voltò per guardarlo si sentì immensamente vulnerabile e profondamente invincibile.
Non poté fare a meno di notare i suoi occhi, decisi e duri, ironicamente malinconici, profondi come un mistero.
Lui le sorrise; lei gli rispose con lo sguardo.

Pss pss.



Minaccioso giunge il giorno carico di obblighi e doveri e non intende aspettare.
Devo uscire; il mondo, quello stramaledetto, esige la mia presenza, e per ora lo accontento.
Le scale del palazzo sembrano srotolarsi all’infinito e la strada mi accoglie malvolentieri.
E come odio la metropolitana oggi..la mia percezione dei suoni li trasforma in rumori che diventano barriera e i colori delle persone si sciolgono in una maschera mostruosa.
Mi siedo.
Chiudo gli occhi. E sono altrove.
“Pss Pss” sento fare vicino a me. Apro gli occhi e mi guardo intorno..alla mia destra c’è una vecchia signora che mi guarda sbigottita da quando sono salita sul vagone (saranno i jeans con lo strappo strategico underground a lasciarla perplessa interrogandosi sulla mia moralità?) e di fronte un bimbo che tira pugni sul ginocchio del padre che non vuole ascoltarlo. Non credo che sia stato uno di codesti personaggi a psspssarmi…mmm eppure l’ho sentito tanto vicino che mi è sembrato di avvertire un leggero soffio quì, vicino il collo.
Ma alla mia sinistra non c’è nessuno.
Mmmm okkey succede, le allucinazioni sonore dribblano perfino il cervello delle pulzelle d’orleàns, perché non dovrebbe capitare a me?
Chiudo gli occhi. E non ci penso.
“Pss Pss dico a te.” e stavolta sono sicura! E mi guardo intorno..niente, accidenti! Oggi picchio qualcuno, sono certa che va a finire così.
Il treno rallenta, e poi si ferma…come un coccodrillo in agguato sotto la superficie dell'acqua.
La vecchia scende alla fermata, non prima d’avermi squadrata un’ultima volta, e l’uomo di fronte a me strattona il bimbo e lo spinge fuori dal vagone.
E beh non c’è nessuno per almeno un'intera fermata, e chi se la perde questa cosa?
Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi 20 nanosecondi.
“uè Pss Pss ma che non ci senti? O non mi vedi?”
- Maronnè macchiccacchiosei?
“Ma chi vuoi che sia, lo spirito dei natali passati? O il pappagallo di Robinson? Sùsù sono io, ma ho poco tempo, perciò ascolta bene ciò che ti dico.”
- Ma sei tu chi?...solo due parole: che stress. Non sarei mai dovuta uscire!
“Sì va bene, però adesso stammi a sentire: passavo di qui perché stavo cercando una cosa.”
- Ah, e cosa?
“Niente. L’anima.”
- Cacchio! E l’hai trovata?
“No macchè!”
- Ma come l’hai persa?
“Ma mica la mia, te l’ho detto, non sono un fantasma!”
- E allora? Ma di che stai parlando spiegati! Quale anima?
“La tua, la tua. Ultimamente l’ho vista un po’..come vogliamo dire..sbiadita?..scolorita?”
- Che ne so come vogliamo dirlo, lo chiedi a me?
“Beh sta cosa non mi piace affatto. E quindi ho pensato di passare a controllare dal vivo.”
- E che devo dirti, grazie. Ma quindi, dicevi, non la trovi? Scusa se ti chiedo ma m’hai fatto venì una certa ansia.
“Meno male! Qualcosa allora ancora ti tange!”
- D’accordo ma la vedi o no??
“Mbah..ora che ti guardo da vicino…sì la intravedo…ma non sta bene che la lasci così.”
- Così come scusa, spiegati!
“Beh, chessò..sfilacciata..mi sembra sfilacciata.”
- Scusa ma scolorita o sfilacciata? Non potresti essere più preciso dato l’argomento?
“mmm all’inizio non la vedevo..poi mi sono avvicinato e mi pareva tenessi l’anima scolorita, ma ora che ti guardo nel cuore la vedo decisamente sfilacciata.”
- E che devo fare??!?
“Beh è come se mi chiedessi di insegnare ad un’ostrica come si fa una perla…non te lo posso spiegare, devi farlo da te.”
- Ti pareva, che gran bella fregatura!! Ma da dove comincio?
“A volte basta la parola di un amico. E ti senti meglio. Un amico che magari neanche immagina il bene che ti fa.
A volte il raggio della luna su cui di notte appendi i tuoi sogni.
A volte il sole che brilla nell'azzurro ma tu lo conosci incastonato nel buio.
A volte l’amato con cui condividere la più profonda delle alleanze.
Quando il peso del mondo lascia segni che non vanno più via, la poetica leggerezza di un’anima che ti abbraccia, dà calore.”
- Aspetta aspetta..a volte il raggio..com’era spè!
“Ma che fai, dammi quella penna, non puoi prendere appunti su queste cose!”
- Allora vorrà dire che me li cucirò tra i fili dell’anima.
“Già.”
- Grazie.
“E di che. Per te questo e...nient’altro!!!”
Sorrido.
Chiudo gli occhi. E sono via.

Lettera a Luna

Cara Luna,
ti scrivo per la prima volta, ma anche l’ultima; che lo so, lo so, lo so che appena ti avrò spedito la lettera già me ne sarò pentita amaramente.
Mi chiedi come sto.
Sto sbagliando tutto.
Ma proprio Tutto, su Tutta la Linea. Maiuscola anche quella; che poi sarebbe Ella, l’innominata, ovvero la mia vita, la grama esistenza.

L’unica cosa che distinguo con decisione è uno strappo, anzi una lacerazione.
Non te lo posso neanche raccontare con la voce, perché le parole mi sembrano sbiadite in confronto al dolore di cui dovrebbero farsi carico per spiegare.
Te lo scrivo, così poi non ci penso più, così poi me ne pento ma ormai già te l’ho detto e niente si potrà portare via ciò che ti confido, neanche il giorno, neanche il vento.
Io non sento mai freddo.
Non fa mai più freddo che nel mio cuore.
Ma bando alle vaghezze sdolcinate ed effimere, qua solo i fatti contano e la concretezza; sono arrivata ad un punto ben preciso.
Sull’orlo del precipizio.
Mi divertirebbe farmi un bel volo, ma per ora passo.
Lo so cosa pensi, che se avessi un decimo del tempo che ho per trastullarmi in sì tristi pensieri non mi baloccherei su tragici scenari.
Né tantomeno troverei un brivido più in un tramonto che in un’aurora.
Ma tant’è. Questa ora sono ed è terribile, e sono ingrata.
Ma questa ora sono.
Non c’è un Regno, tantomeno un Re.

Joker

Vorrei essere come il joker, una di quelle carte che ogni tanto spariscono dal mazzo, o una di quelle dannate pagine di libri strappate via da chissà chi. E chissà perché.
Com’è facile scivolare nell’ombra.
Semplice perdere tutto per non pensarci più.
Vorrei perdere me e tutto quello che sono stata; e soprattutto ciò che non riesco a ricordare.
Perderlo definitivamente.
Perdermi.
Sparire.
Così che, finalmente, non ci siano più segreti sconosciuti di cui aver timore.
Il tramonto dell’anima getta lunghe ombre buie sul giorno che muore.
Come un lago in cui muore silenziosa l’ultima stella.
Lo specchio cosa mostra? Mi racconterebbe tutto quello che non vorrei.
Desidero raggiungere la fine della notte ma non è cosa da tutti, gli eroi sono morti. E il sangue si raffredda.
Com’è spigolosa questa strada! Buio pesto, il cielo mi ammonisce senza luna.
Cammino sola, senza valigia, senza un libro; non c’è riposo, senza un attimo di respiro.
Magari mi fermerò a metà viaggio, cambierò idea e rimarrò in attesa. Oppure non mi andrà più d’aspettare nè di arrivare e allora me ne andrò.
La semplicità. E il mistero.
Come una carta da gioco si sfila da un mazzo.